Cuore in mano e AI come pennello - il mondo di Andrea Olivari
Olivari Andrea, Andrea Olivari - meglio: ritegno i nomi diano sempre qualcosa di più intimo, meno formale, più personale, ecco.
Le passioni di questo ragazzo ventottenne potrebbero ritenersi comuni a molti - grafica e calcio - meno comune il suo modo di esprimersi.
Installazioni in AI che sembrano reali solo la metà della loro capacità di commuovere: questa l’arte di Andrea che comunque si definisce “un creativo che prova a far uscire quello che pensa, i suoi pensieri, le sue emozioni” piuttosto che artista.
Ammetto di aver chiesto a ChatGPT “fino a quando posso vedere l’installazione di Andrea Olivari “ti porti il mare dentro” a Napoli?”, poi, compreso il gioco, mi stupisco sempre di più e non posso che chiedergli un’intervista.
Due occhi verdi tanto timidi quanto gentili introducono la storia di un ragazzo che da Pavullo nel Frignano, un paesino in provincia di Modena, si sposta a Bologna per seguire la passione del design - dalla base dei disegni a mano fino all’intelligenza artificiale.
Utilizzare l’AI come strumento per creare opere d’arte, ci svela, non è stato immediato: “Ho iniziato a lavorarci da circa un anno. Non subito per le installazioni, ma per facilitare tutto il processo creativo. Poi ho iniziato a usarla per l’arte, per generare idee e anche per realizzarle.
L'AI come pennello quindi per dare forma a un sentimento, a un’idea creativa che ammette essere sempre la parte più complicata “Se non c’è quella, l’AI serve a poco. L’idea può nascere da una canzone, una situazione quotidiana, un ricordo. Poi viene trasformata in immagine, prima su un foglio, poi magari in 3D, o direttamente con l’intelligenza artificiale.”
Tra i passanti che ci circondano nell’afa che regna PiazzaGaeAulenti a inizio giugno, dò un input ad Andrea
L’imprevisto, quanto conta, nelle tue opere? Conta tanto. L’AI non restituisce mai esattamente quello che hai in testa. Ma a volte proprio quell’imprevisto dà nuova forza all’opera, la migliora. Altre volte no, chiaramente, ma è come un compagno creativo. Casuale, ma utile.
Un’opera a cui sei particolarmente legato? (chiedo con tono impertinente)
“Sì, una delle ultime realizzate a Napoli. Una città che mi ha dato vibes incredibili. Era un cuore e un cervello uno accanto all’altro. Il concetto era il conflitto tra sentimento e ragione. Il cuore che ti dice "scrivile", il cervello che dice "lascia stare". Quel messaggio risuonava con un momento della mia vita e sono riuscito ad esprimerlo in un’opera.”
Andrea mi racconta che con l’AI ci si litiga anche, che restituisce tantissime “cose stravaganti! Alcune inutili, altre che poi diventano ispirazione. A volte non restituisce quello che vuoi e devi cambiare strategia. È come usare una tavolozza: mischiare i colori fino a trovare quello giusto. E magari alla fine viene fuori un colore che non pensavi ma che ti piace di più”.
E di sensibilità parlano le sue opere, una delle prime (in 3D, poi passerà All’ Intelligenza Artificiale) “era un tavolino apparecchiato per due, messo in Piazza Duomo a Milano. È diventata virale. Molti mi scrivevano per sapere dove vederla. [anche loro come me quindi] È da lì che ho capito che, anche se portare un’installazione reale è difficile per i costi e i permessi, posso comunque condividerla grazie alla tecnologia.”
Andrea mixa racconti dei suoi artisti preferiti - Duchamp e Magritte - dei quali ammira la composizione plastica e la collocazione degli oggetti nello spazio, a considerazioni imprescindibili - considerano la sua modalità espressiva - sulla vitalità che, per quanto “conti tanto, senza un messaggio vero, difficilmente un’opera resterà [..] deve essere una conseguenza, non l’obiettivo.”
Qual è il messaggio che vuoi lasciare?
“Vorrei che la mia arte abbellisse le città e facesse riflettere. Immagino una persona che, in un momento frenetico, vede un’installazione e si ferma a pensare, ricorda, si emoziona. L’obiettivo è far pensare durante la quotidianità. Portare la mia arte nelle strade.
Le installazioni, mi aiutano a portare fuori quella bellezza che voglio mostrare. A volte anche se il messaggio è drammatico, alla fine c’è sempre qualcosa che fa riflettere.”
“Far ricordare, toccare corde emotive. Quando ci riesci, entri nel cuore delle persone e l’opera ha davvero valore.”
Penso al suo profilo Instagram e penso alle opere che ci ho visto, penso a un post in particolare e non posso che ricordare le lacrime la prima volta che l’ho vista, una cabina telefonica che ti potrebbe portare lontano e chissà dove.
Credo esistano incontri più casuali di altri - un po’ come gli imprevisti di un prompt scritto così così; credo ci siano prompt che per fortuna sono stati scritti un po’ così così, perché l’imprevisto è magico; credo, anche, che Andrea riesca a rendere emozione quanto di meno emozionabile pensavo potesse esistere: uno schermo. E questa, senza dubbio, è un’arte.
Che cosa volevi fare da piccolo?
" Il calciatore! E ancora oggi gioco, mi aiuta a sfogarmi. Il calcio mi ha dato anche una struttura mentale che mi è servita nella vita".
Che squadra tifi?
"Juve... ma a Milano è sempre un po’ un problema dirlo!"
Puoi raccontarci tutto, Andrea, e continueremo in ogni caso a cercare le tue installazioni per le strade delle nostre città.