Federica Gervasoni: l’arte del cambiamento e come indossare le friulane

Federica Gervasoni: l’arte del cambiamento e come indossare le friulane

Stylist, personal shopper, appassionata di design. Federica Gervasoni è un raro esempio di raffinatezza d’animo e di stile.

Nella nostra chiacchierata in una panetteria in Porta Venezia parliamo di tante cose e, tra il suono di uno spremiagrumi in funzione e la musica di sottofondo, Federica mi racconta la sua storia.

Parlami del tuo percorso.
Il mio non è un percorso lineare, ho cominciato studiando Giurisprudenza e quello è stato un periodo divertente e intenso. Dopo due anni di pratica ho pensato che non volevo fare quel lavoro, avevo chiara la mia passione per la moda. Mi sono trovata davanti a un bivio e ho scelto di
smettere di fare ciò per cui avevo studiato e intraprendere un percorso totalmente nuovo.
Ho preso coraggio, l’ho detto ai miei e al mio capo, ho cominciato a mandare cv a tappeto a quasi tutti gli showroom di Milano che vendevano brand moda medio-alti. Tra questi ho cominciato a lavorare con un brand di calzature indipendente di Milano, facendo campagna vendita, imparando a conoscere il prodotto, a capire tutto quello che c’è dietro la creazione e produzione di una scarpa. Essendo un brand piccolo, oltre a fare campagna vendita, ho seguito anche l’organizzazione dei contenuti social. Ho imparato tantissimo facendo shooting, casting, muovendo i primissimi passi nel mondo dello styling ed essendo di supporto, lato social, nella programmazione del piano editoriale destinato a Instagram. Ho capito che mi piaceva molto di più lavorare nello styling e con i social.
Attraverso una serie di connessioni sono poi passata a occuparmi di social media in RCS, per il mensile di moda Amica. In parallelo, durante il periodo della pandemia, ho cominciato a lavorare come personal stylist facendo consulenze a distanza sulla piattaforma online di Giulia Torelli e questa è una delle cose che porto avanti ancora oggi, online e in presenza, perché vestire le persone è la mia vera passione. Su Milano c’è anche tutta la parte di personal shopping che abbiamo avviato non appena è stato possibile tornare e vedersi in presenza.
Per fare una sintesi, posso dire che la mia vita è un concatenarsi di occasioni che in parte mi sono capitate e in parte mi sono cercata. Penso, infatti, che sia molto importante essere capaci di capire quando è il momento di fermarsi. A volte tendiamo ad andare avanti per inerzia e distogliamo la nostra attenzione da quello che ci piace veramente.

https://www.instagram.com/federica_gervasoni/

Come nasce il tuo amore per i vestiti?

Sono cresciuta nel negozio dei miei nonni materni che vendevano abiti sartoriali per uomo e per donna. Sono sempre stata una grande osservatrice, all’asilo guardavo com’erano vestiti i miei compagni di classe, nei musei com’erano vestite le signore. Ho sempre cercato di immaginare come vestire le persone che mi circondavano.

Quale personaggio storico avresti voluto vestire?

Di pancia ti dico un uomo. Vestire un uomo, a volte, può essere più sfidante ma è anche più interessante, è bello vestire qualcuno che si fidi di te e vada oltre i propri limiti.

Mi sarebbe piaciuto vestire Charlie Chaplin perché era un uomo molto eclettico, fisicamente poco prestante, con forte carattere e notevole espressività. Vestire questo tipo di uomo può essere molto divertente.

Stylist non più dietro le quinte. Quali sono le motivazioni alla base di questo cambiamento?

Ultimamente ho riflettuto anche io su questo tema, soprattutto in relazione a Sanremo perché ormai tutte queste occasioni sono diventate un palcoscenico per i brand di lusso per acquisire engagement. Il ruolo di un vestito indossato da una celeb è completamente diverso rispetto a quello che aveva 30 anni fa. I vestiti sono scelti da persone che prima erano dietro le quinte e adesso cominciano ad acquisire un’identità. Si comincia a parlare di chi veste chi, non solo del vestito. È bello scoprire chi c’è dietro un determinato abito e perché lo ha scelto. I social hanno determinato questa svolta abbattendo le barriere, anche gli stylist hanno cominciato ad avere più visibilità.

Descrivi con tre aggettivi lo stile delle milanesi.

L’aspetto che mi piace di più delle milanesi è la capacità di mixare il pezzo della collezione del brand super lusso con l’accessorio di famiglia o quello vintage dei mercatini, o ancora il pezzo super basico neutro senza tag. Questo è un bel modo di vestirsi per me: non essere firmati dalla
testa ai piedi, ma avere la capacità di mixare tante cose diverse che alla fine risultano molto cool tutte assieme.
Per il resto trovo che lo stile della milanese sia classico, anche troppo a volte. Se a Milano ti vesti in maniera eclettica c’è ancora chi ti guarda “strano”, mentre in città come Londra o NY questa cosa non succede.

Quello che mi piace di Milano è che ci sono signore favolose. Il tratto distintivo della milanese sciura che amo è il non esibire troppo, indossando dettagli ricchi ma celati, come alcune case e cortili milanesi dove ti rendi conto di quanto siano belli solo quando ci sei entrata.
Lo stile delle milanesi è anche molto legato ai cliché, si cerca di manifestare con un vestito il proprio status e la propria provenienza, si è poco liberi di vestirsi con estro e creatività. Tutti hanno la Cassette di Bottega perché è la borsa del momento, per esempio. In questo non c’è nulla di sbagliato ma credo che sia abbastanza limitante: si potrebbero conoscere tanti altri brand nuovi e diversi. Ognuno di noi potrebbe trovare così la propria borsa del cuore, diversa da quella che hanno tutti gli altri.

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Fashion week, quali sono i trend in passerella?

Un colore dominante su tutti è il rosso: quando ho visto Miuccia tutta in rosso ho pensato:
“WOW! Adesso voglio vedere chi resiste alla tentazione di indossare un colore così pieno e completo”. Il rosso è un colore non facile, d'accordo, ma gli spunti che ci hanno dato le passerelle di NY, Londra, Milano e Parigi per utilizzarlo, anche semplicemente sotto forma di accessorio, sono importanti. Il dettaglio di un colore come il rosso a volte eleva un look basico, basti pensare ad un bel paio di scarpe o un collant…Leandra docet.
Un altro motivo ricorrente è quello della pelle, ovunque in passerella. Tutti hanno creato full look
in pelle o ecopelle.

Se devo scegliere il brand che ha sfilato a Milano, che mi ha sorpreso in positivo per l'evoluzione che ha avuto con quest'ultima collezione, più di tutti dico Ferragamo: Davis ha creato una serie di look essenziali, chic, eleganti e potenti al tempo stesso.

Ho trovato interessante anche il modo in cui brand come Bottega Veneta, che sta facendo un lavoro di recupero dei punti forti del marchio, con grande innovazione di materiali, ha giocato con i volumi in questa collezione e credo che non ci sia un solo look nel quale non mi sentirei a mio agio.
Tra i miei preferiti non posso poi non citare Prada, brand che riesce a rimanere fedele a se stesso, pur creando sempre qualcosa di nuovo. Prada ha il potere di farti desiderare look semplici a vedersi ma in verità difficilissimi da ricreare: gonna bianca con fiori applicati, giacca di pelle che sembra rovinata, maglioncino blu da mettere con gonna midi, sembra che tutto sia facilmente reperibile nel miglior "armadio archivio", ma in realtà per essere bello come l'originale c'è solo da andare in boutique a fare il pre-order.
Last but not least, Jil Sander mi è sempre piaciuto, e continuerà a piacermi per la sua essenza minimal chic, insieme a due brand più recenti, per me degni di nota sul panorama milanese, che sono Marco Rambaldi e Cormio, di cui apprezzo la capacità di sperimentare e uscire dalle righe in un panorama spesso molto tradizionalista, rimanendo ancorati alla consapevolezza che una collezione deve anche essere desiderabile e vendibile, senza fermarsi a dipingere una bellissima storia che poi però non diventa la realtà di nessuno.

Cosa pensi delle friulane?

Questa è una domanda divertente. Io le ho e le uso ma non mi piacciono portate da radical con pantalone e camicia di lino. In generale, non amo le cose abbinate, tutto mi piace indossato a contrasto. Per me la friulana sta bene con un bel bermuda sartoriale maschile, una canotta super basic con lo scollo americano. Mi piacciono molto le Mary Jane di velluto con denim e maglietta over. La friulana così mi diverte, indossata nel suo contesto mi annoia un po’. Potrebbe starci ma non è il mio genere.

Federica è la prova che parlare di moda, non prendendosi troppo sul serio, si può. Anzi, si deve.