Moda senza filtri: dentro l'universo di Caterina Mazzoncini

Moda senza filtri: dentro l'universo di Caterina Mazzoncini

A vent’anni difficilmente sappiamo chi siamo, cosa vogliamo e chi vorremmo essere. Viviamo di incertezze, paure, passioni, amori, sfighe e fortune. Sappiamo che non dobbiamo metterci ansie, ma al tempo stesso lo facciamo - eccome se lo facciamo. 

Ma quando ci ricordiamo di non essere soli, che anche qualcun altro sta vivendo le nostre stesse emozioni, allora ci risolleviamo. 

Caterina Mazzoncini, stylist e content creator, è proprio una di quelle persone. Sa cosa vuole, ama il suo lavoro ma non ha paura di reinventarsi ogni volta. Vive infatti con il cuore aperto, piena di passioni, e affronta le difficoltà a testa alta. 

Ciao Caterina, per cominciare che ne dici di raccontarci come ti sei avvicinata alla moda? 

Allora, devi sapere che io in realtà ho avuto la fortuna di crescere proprio a stretto contatto con quello che è il mondo della moda. Mio nonno infatti aveva delle aziende tessili a Prato, e anche mia madre - sua figlia - ha sempre vissuto nella realtà della ditta. Quindi già da piccola ero circondata da tessuti, colori, macchine da cucire... si può dire che la mia passione per la moda sia nata proprio lì, in quell'ambiente così ricco di stimoli. 

E quindi…. è stato più l’ambiente o una persona in particolare che ti ha accesso questa scintilla? 

Se devo essere sincera, la mia musa più grande - quella che proprio mi ha fatto avvicinare alla moda - è stata mia nonna, la moglie del nonno. Lei infatti è sempre stata una signora elegante, sempre in tiro, impeccabile in ogni occasione. E quando ero piccola, molto piccola appunto, le rubavo i vestiti sai? Le classiche marachelle che fanno i bambini, ma che per me segnavano già l’inizio della mia storia, per così dire. Poi, quando è arrivato il momento di scegliere il liceo, mia madre ha scelto per me il liceo linguistico. 

Sul serio? 

Sì, voleva che imparassi le lingue - e come darle contro. Ma dopo un pò anche lei ha capito che quella non era la mia strada, non il mio futuro, e quindi ecco che l’ho convinta a lasciarmi andare all’artistico. 

E lì invece, come ti sei trovata? 

Ahh lì ho iniziato il mio percorso (o almeno pensavo). Modellistica, progettazione, i primi vestiti, i primi cartamodelli… era un mondo vastissimo, pieno di sfide, ma ho capito che in realtà quella non era proprio la mia strada. Ero davvero convinta lo fosse. Ma solo vivendo quella realtà ho capito che non era proprio il mio. Si, mi piaceva disegnare e tutto il resto, ma dopo cosa volevo fare? Avevo pensato di prendere design, ma alla fine non l’ho fatto. Così, quando è arrivato il momento di decidere del mio futuro, volevo andare a tutti i costi al Polimoda. 

Come mai? 

Beh perché vengo da Prato e Firenze era la realtà più vicina. E poi anche mia mamma lo aveva fatto, quando era più giovane. 

Ma alla fine sei andata al Marangoni, giusto? 

Esatto, dopo open day su open day e tutte le informazioni varie, ho deciso il Marangoni. 

Per quale indirizzo alla fine? 

Styling. Volevo fare la stylist, e realizzare delle vere e proprie immagini. Per questo, verso la fine del liceo mi sono approcciata a questo mondo ancora di più. Ho iniziato a capire i brand, i direttori creativi, le stylist del momento, i fotografi, e poi - ovviamente con l'aiuto del Marangoni - ho approfondito ancora di più tutto questo. Per me l’università è stata come una consapevolezza in più di ciò che ho sempre voluto fare nel settore moda. 

Styled by Caterina M.

Ma….sembra esserci un ma. 

Già, non ti nego infatti che c'erano comunque mille altre idee che mi frullavano in testa. Magari potevo studiare anche interior design, o persino architettura. Volevo infatti fare un sacco di cose, e sapevo di voler sfruttare questa mia creatività. In tutti i miei piani, il minimo comune denominatore era sempre e solo il gusto. Il gusto di voler fare, il gusto nel scegliere abbinamenti, l’avere il gusto estetico per un quadro generale più grande. Non so se ho reso l’idea… 

Certo. L’armonia dell’insieme, un qualcosa di bello da vedere - questa era la tua spinta. 

Esatto. E poi sai cosa ho capito? Che si è sempre in tempo a scegliere, a decidere cosa fare. Io adesso faccio questo - la stylist dico - ma poi un domani non lo so, magari mi metterò a far poltrone, chi lo sa… 

Insomma, sei sempre pronta a reinventarti, o sbaglio? 

No, non sbagli mica. A me infatti piace tantissimo anche la manualità. E quindi anche quello che indosso molte volte è custom made, cioè handmade, lo faccio io. 

Lo fai tu? Davvero? 

Sì, lo faccio io. Anche un paio di accessori mi diverto a farli io. Quindi magari un domani, quello che più mi affascina sarebbe proprio realizzare accessori. Che siano collane, bracciali, guanti. 

Immagino! Ho notato infatti che ne indossi moltissimi. 

Esatto, esatto, sono proprio la mia vita. Sai, mi piace concentrarmi sul dettaglio e credo che un look lo facciano sia gli accessori giusti, che il fit nella sua totalità. 

Non si tratta tanto di avere la maglia di X o il pantalone di Y, ma proprio creare una vera e propria armonia: che sia tutto al posto giusto. Anche con l'usato - che poi con quello io mi diverto tantissimo - e nei mercatini, si trovano sempre delle chicche da poi restaurare o trasformare, no? 

Styled by Caterina M.

A proposito di questo, c’è qualche brand da cui prendi ispirazione o che magari ti piace guardare nel momento in cui devi creare qualcosa di tuo? 

Allora, io sono una... Fashion victim - lo so, lo so, sono assurda. Però a me piace seguire i brand, e magari comprare anche da loro.  Ma, uh, il mio brand preferito varia da momento a momento. Ultimamente, ti direi, sono tra Miu Miu e Ann Demeulemeester. 

Per ora infatti mi rispecchio molto nella parte di Miuccia - come dire - un po' più giocosa, più divertente. Perché per me MiuMiu è la classica ragazza per bene che però vuole divertirsi e vuole accostare fantasie, mixare, e matchare. Però magari tra un mese c'è un altro brand, anche un brand emergente, che mi piace e cambia tutto. 

E di emergente chi citeresti? 

Allora, un brand che io devo citare assolutamente e amo è INEDEN, un brand di accessori creato da due giovani ragazze. 

Sai, ultimamente indosso moltissimo le loro creazioni e trovo il loro lavoro davvero interessante. Hanno infatti creato questa realtà dell’accessorio dinamico, che basta che indossi una t-shirt bianca, metti un loro accessori e hai già fatto un look. 

Invece, per quanto riguarda il tuo stile personale, come pensi influenzi il tuo lavoro? Se lo influenza poi. 

Credo che a livello di vestiario - nel mio styling dico - io proietti un po ' questa mia passione per gli accessori. Ovviamente poi dipende anche dal lavoro che mi viene chiesto di fare, ma è come una mia firma.  Poi, un’altra cosa che inserisco spesso è il layering, che comunque è fondamentale per ogni stylist. Però ecco, ci vuole sempre il giusto dosaggio. Io sono una che ama l'abbondanza, la stravaganza totale. Ma bisogna sempre attenersi anche alla situazione, all'evento. 

E come funziona il processo? Come si arriva a un look? 

Beh si parte sempre da un mood board che possa rispecchiare sia la richiesta del cliente che la propria visione personale. Da lì, se ci sono esigenze particolari, si apportano delle modifiche. È un mestiere frenetico, dove non si smette mai di imparare: è tutto in continua evoluzione. 

Con le tendenze come ti trovi? 

Beh ecco, non ho un vero rapporto con loro. Perché le tendenze le vedi sì sui social, ma anche per strada. La verità è che la tendenza più grande siamo noi. E come ogni cosa, anche noi cambiamo. Magari un mese è IN un certo capo, e il mese dopo è già superato. Ovviamente ci sono delle cose che non passano mai, ma quello anche è molto personale. 

Per quanto riguarda la sostenibilità: come la vivi nel campo della moda? Anche in relazione a Mate e al tuo drop con loro. 

Se devo essere sincera, nella moda la sostenibilità è complicata e difficile. Però ci sono delle piccole realtà - come MATE - che per fortuna provano a cambiare un po ' le carte in tavola. Sono un brand sostenibile che, partendo proprio dagli scarti, li lavorano per creare maglioni al 100% sostenibili. Addirittura recuperano anche vecchi capi e magari realizzano delle custom. Poi Ettore - il founder di MATE - è veramente super in gamba: sempre a riscoprirsi, a trovare nuovi meccanismi sempre sostenibili. 

Poi ora che la sfilata del brand si è svolta, ti confesso che anch’io mi sono divertita a reinventarmi un pò a modo mio. Ho preso infatti degli scarti e ho creato degli accessori. Che fosse un fiore, un choker, dei manicotti, dei guanti o anche solo dei calzini rotti trasformati in scaldamuscoli sui tacchi… mi sono divertita a sperimentare. 

MATE styled by Caterina M.

Bellissimo vederti così coinvolta… Ma dimmi, c’è qualcosa - nel cinema o nella musica - che senti abbia influenzato il tuo approccio creativo? 

Potrei dirti Fellini… adoro la sua fotografia: ad ogni scena mi immagino un editoriale, oppure dei vestiti, delle silhouette. Con la musica poi, sono un'amante di Mina, Celentano, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Rino Gaetano, Lucio Battisti, e così via. E Marcella Bella. Mia Martini. Loro sono le mie... muse - anche in base ai look.

E quindi le metti anche in studio quando lavori? 

Sì, certo. Ma ovviamente non ascolto solo loro. Io adoro variare, perché proprio anche nel mio lavoro è semplice. 

Se non vari, rimani ferma. Perché è un continuo scoprire, un continuo buttarsi in realtà diverse, un continuo cercare di non adattarsi. 

E questo continuo metterti in gioco non ti stanca mai? 

No, affatto - alla fine è tutto cultura. Credo infatti che nessuno di noi smetterà mai davvero di imparare. C'è sempre qualcosa da scoprire e le cose da conoscere sono talmente tante, che non basterebbe una vita!