Cosa ci resta di questo Fashion Month?

Cosa ci resta di questo Fashion Month?

Con la Paris Fashion Week, lo scorso martedì, si è concluso il periodo dedicato alle presentazioni delle collezioni donne per la stagione autunno-inverno 2023/2024. A volte mi capita di pensare a quanto assurdi siano i tempi della moda, che non ci danno neanche modo di goderci questi primi timidi accenni di primavera, e già vogliono insegnarci come ci vestiremo il prossimo inverno. Me ne sono resa conto in una delle mie ultime sessioni di windows-shopping per le vetrine allestite con le nuove collezioni primaverili, durante la quale non capivo se mi eccitava più l’idea di poter finalmente salutare il mio (amatissimo) cappotto invernale e accogliere a braccia aperte la giacca di pelle che aspetta di rivedere la luce dopo un lungo periodo di letargo, oppure il pensiero di acquistare un dolcevita vedo-non-vedo – must have per il prossimo inverno, in cui giocare con le trasparenze sarà all’ordine del giorno – da indossare sotto un cardigan di lana, come in quel look che ho amato alla follia dell’ultima sfilata di Max Mara durante la Milano Fashion Week.

Via Vogue Runway

Nonostante la naturale vertigine che questo vorticoso incedere delle stagioni della moda potrebbe suscitare in molti, per gli addetti al settore, o semplicemente per gli appassionati, questo è uno dei periodi più frenetici, ma anche più entusiasmanti di tutto l’anno. O almeno, per me lo è. Entusiasmante, intendo. La frenesia implicherebbe il doversi destreggiare tra una sfilata e l’altra, ma per il momento nessun invito è stato recapitato nella mia casella di posta. E su quest’ultimo punto, proprio mentre si svolgeva la MFW, è nata una polemica circa l’attinenza del front-row di molte sfilate, dove c’erano più tik-toker che niente hanno a che fare con la moda, che persone di competenza. Ma non scoraggiatevi se anche quest’anno non avete assistito ad una sfilata dal vivo perché non siete stati invitati, o semplicemente perché Philosophy – unico brand che si è ricordato di mantener viva quella breccia di democratizzazione che ci aveva fatto ben sperare durante la fashion week di settembre – non ha selezionato le vostre Instagram stories per partecipare al suo fashion show, perché Vogue Runway, come ogni anno, corre in nostro soccorso.

Sempre più spesso gli abiti fanno da sfondo: SUNNEI, AVAVAV e Coperni

Questo Fashion Month è stato all’insegna di contrasti, cambi di rotta, promettenti inizi e nostalgici ritorni al passato. Il tutto in termini di abiti e collezioni, s’intende. Ma ad oggi questo a molti brand non sembra più bastare. Non è infatti un caso che, seguendo un trend sempre più in crescita, molti marchi si mostrino sempre meno interessati a dare un’identità ai look portati in passerella, e tanto preoccupati alla resa virale dei propri show, in una costante ricerca di espedienti finalizzati a creare scalpore sui social, per far parlare di sé e ingraziarsi il favore degli algoritmi. Lo stage diving di SUNNEI e la sfilata in decomposizione di AVAVAV ne sono stati forse gli esempi più clamorosi: sono stati gli abiti ad aver lasciato il segno nella nostra memoria o un team di creativi che si è letteralmente lanciato dalla passerella e dei vestiti caduti a pezzi poco dopo essere entrati in scena? Domanda retorica.

Via Vogue Runway

Guardato da questa prospettiva, Coperni si trova in una via di mezzo. Non si può dire che gli abiti fossero completamente inesistenti e la collezione tutta da accantonare nel dimenticatoio, ma sicuramente per la resa del contesto c’è stato un maggiore dispendio di energie. In una reinterpretazione 2.0 della favola di Jean de la Fontaine, Il lupo e la volpe, Sébastien Mayer e Arnaud Vaillant hanno portato in scena cinque cani robot firmati Boston Dynamics, che hanno interagito con le modelle durante la sfilata, nella speranza di provocare la stessa reazione di stupore suscitata dall’abito spray spruzzato su Bella Hadid la scorsa stagione.

Via @coperni/Instagram

Assenza di colpi di scena per Balenciaga e Gucci

Attesissimo era il ritorno in scena di Balenciaga dopo lo scivolone della campagna pubblicitaria per la linea natalizia Objects, che paga lo scotto proprio di questa tanto agognata viralità, in questo caso ricercata da Demna attraverso costanti e striscianti provocazioni. Nella speranza di poter essere perdonato dei suoi ultimi peccati, il direttore creativo del brand francese si cosparge il capo di ceneri facendo un passo indietro e presentando nella sala grande del Carrousel du Louvre una collezione che abbandona l’intrattenimento e recupera quell’arte di fare vestiti che dovrebbe essere il focus di ogni creativo, ma che al tempo stesso ci ha lasciato la sensazione di trovarci di fronte a un Balenciaga privato della sua vera identità.

Via Vogue Runway

Per Gucci le cose invece sono diverse. Dopo il divorzio da Alessandro Michele, eravamo tutti, chi più e chi meno, preoccupati che la direzione che avrebbe preso la maison fiorentina non contemplasse l’effetto sorpresa a cui il designer romano ci ha abituati.

In effetti ancora non sappiamo cosa ci sia scritto nel futuro di Gucci, ma l’ultimo show, il secondo senza direttore creativo – in attesa del debutto di Sabato De Sarno previsto per il prossimo settembre – sembra averci indicato una strada di ritorno verso un maggior minimalismo e una ritrovata sensualità che ci ricorda il florido passato di Tom Ford.

Via Vogue Runway

La nostalgia nelle collezioni di Saint Laurent e Dior

Anthony Vaccarello ci ha regalato un momento di pura moda durante l’ultima sfilata di Saint Laurent andata in scena a Parigi. In un’atmosfera notturna, illuminata solo da enormi chandelier e grandi specchi laterali che ne riflettevano la luce, la sfilata, un omaggio al padre della maison e alle sue muse, ha unito l’ideale americano dell’empowerment femminile e quello della femme fatale, in una serie di look in grado di restituirci l’eleganza tipica delle donne francesi degli anni ’80.

Via Vogue Runway

Qualcosa di simile è accaduto da Dior, la cui resa però non è stata entusiasmante come quella di Vaccarello. Maria Grazie Chiuri, infatti, ha presentato una collezione forse un po’ sottotono ispirata agli anni ’50, che ha rischiato di essere inghiottita dal set molto elaborato in cui è andata in scena.  Il tentativo portato avanti dalla Chiuri è stato quello di creare un equilibrio ben calibrato tra la Parigi dello storico Christian Dior e la praticità contemporanea, modernizzando delle silhouette apparentemente vintage con stoffe intessute di microfili di acciaio che ben si adattano al corpo di chi le indossa.

Via Vogue Runway

I tributi a Paco Rabanne e Vivienne Westwood

E in tema di nostalgia, come non citare i tributi a due nomi importanti del fashion system dopo la loro recente scomparsa? Questa, infatti, è stata la prima settimana della moda parigina da quando lo stilista e designer spagnolo Paco Rabanne è morto all’età di 88 anni lo scorso 3 febbraio. Julien Dossena, direttore creativo della maison dal 2014, ha reso omaggio al “metallurgico della moda” con la collezione autunno-inverno 2023/2024, in cui c’è stato un vero e proprio tuffo nelle radici del brand e una reinterpretazione dei suoi look più iconici.

Via Vogue Runway

A Vivienne Westwood, scomparsa lo scorso dicembre, non solo è stata dedicata l’intera London Fashion Week, ma anche una sfilata durante la settimana della moda parigina nei saloni del Palais de la Marine, dove è stata presentata una collezione ideata da Andreas Kronthaler, nonché marito della rivoluzionaria stilista britannica. Sulle note di un adagio che via via ha ceduto il passo a un sound hard rock, tutti i look sono stati un omaggio – reso concreto sin dalla prima uscita, con una t-shirt in cui campeggiava il ritratto di Vivienne – volto a sottolineare la grande carica innovativa che la designer ha portato nella moda sin dai suoi esordi.

Via Vogue Runway

Il debutto di Daniel Lee alla direzione creativa di Burberry

Dopo un breve, ma degno di nota, pit-stop da Bottega Veneta, lo stilista britannico Daniel Lee è tornato a giocare in casa con la nomina alla direzione creativa di Burberry in seguito alla dipartita di Riccardo Tisci.

La presentazione della collezione autunno-inverno 2023/2024 ha segnato il suo debutto nella casa di moda ed è stato sicuramente uno dei momenti più attesi dell’intera London Fashion Week, se non addirittura dell’intero Fashion Month: così, lo scorso 20 febbraio, la nostra curiosità è stata saziata e il debutto di Lee è andato in scena a Kennington Park. Anche se con una sola collezione è difficile valutare l’impatto futuro di un cambio poltrona, è indiscutibile che sarà all’insegna del cambiamento. Del resto, che si tratterà di un nuovo capitolo era scritto a chiare lettere sulla maglia con stampa cigno del look 13, che citava: “The winds of change. Change is inevitable”. Ma di che tipo di cambiamento stiamo parlando? Allontanandosi decisamente da Tisci, il nuovo Burberry di Daniel Lee guarda al futuro senza dimenticare il passato. Ed è così che l’attenzione viene rivolta agli archivi e all’essenza storica del brand, con un fortissimo ritorno allo stile british: ritroviamo il trench rivisitato in chiave contemporanea e inevitabilmente abbinato a un paio di stivali di gomma, la stampa tartan proposta in più colori e il centenario motivo dell’«Equestrian Knight».

Non vediamo l’ora di vedere il resto, Daniel.

Via Vogue Runway

Ci sarebbe poi anche da parlare dell’infallibile duo Miuccia Prada-Raf Simons, di quanto ci piacciono Matthieu Blazy e Maximilian Davis da Bottega Veneta e Ferragamo, del debutto di Harris Reed per Nina Ricci o dell’approdo di Schiaparelli nel prêt-à-porter. Ma anche della stoccata molto cringe di Simon Porte Jacquemus a Pier Paolo Piccioli e alla sua Black Tie. Ma per oggi credo di avervi inondato di un numero sufficientemente alto di informazioni. Fatene quello che volete, io vi aspetto alla prossima.