Paroles, Paroles

Paroles, Paroles

Se ancora non conoscete questa cover del 1973 forse questa rubrica non fa per voi. O forse è proprio quella giusta. 

Soltanto Dalida e Alain Delon avrebbero potuto interpretare questo pezzo di Mina, grande classico delle mie performances canore sotto la doccia (ho i vicini migliori del mondo, lo so) e non.

Oggi vi parlerò di alcune “paroles” che qui a Milano potrebbero esservi molto utili.  

Sacchetto

Ognuno di noi ha abitudini diverse, c’è però da dire che siamo tutti accomunati da alcune azioni che sono indispensabili per poter sopravvivere alla nostra routine quotidiana: pagare le bollette, prendere il caffè al bar, farsi la doccia e tanto altro (avrei voluto aggiungere “leggere il quotidiano” ma ormai è più facile conoscere qualcuno che conosca a memoria i balletti di TikTok e parli in corsivo piuttosto che qualcuno che legga). 

Fare la spesa è proprio  una di quelle cose che facciamo tutti. A me capita di farla anche più del dovuto perché trovo che sia molto divertente curiosare tra gli scaffali e osservare la fauna cittadina. 

Appurato che tutti noi andiamo al supermercato almeno una volta a settimana, converrete con me che, a meno che voi non abbiate un portaborse o un Umpa Lumpa al seguito, c’è bisogno di portare la spesa a casa. Qui casca l’asino. 

Se non siete di Milano potreste avere qualche problema di comunicazione con la commessa alla cassa, lo dice anche il mio amico Manuel. Quando si è trasferito qui da Roma e ha chiesto una “busta”, la cassiera l’ha guardato storto. A Milano non esistono buste della spesa, a Milano esistono i sacchetti. E quando ne chiedete uno metteteci l’accento grave sulla e. 

Appe

Che fatica la vita di città, soprattutto quando i tassisti continuano a fare sciopero nel fine settimana e il 9 non passa più da via Col di Lana (a proposito, FYI sono previsti aumenti di biglietti e carnet).

Per risparmiare preziose energie i milanesi si sono inventati una strategia tutta loro: accorciare le parole. 

Gli esperti di buone maniere sanno che i commensali dovrebbero evitare di dire “buon appetito” all’inizio di un pasto. Ma noi saremo trasgressivi e continueremo a dirlo sempre perché è meglio dirsi “buon appetito” piuttosto che tirar su la CocaCola con la cannuccia e fare strani suoni. 

In pausa pranzo, soprattutto quando i milanesi sono in ufficio, sentirete dire “buon appe”. Appe come ape ma con due p. E se dite “buon appe” e avete con voi anche la “schiscia”, la cittadinanza è assicurata. 

Peso

Weight, lester, gewicht, βάρος...l’esclamazione preferita da chi è in una situazione complicata e poco piacevole è proprio questa: “peso!!!”.Breve, conciso e compendioso. 

Siete a fare aperitivo con la vostra amica del cuore e, all’ultimo momento, decide di aggiungersi anche la coinquilina che parla solo di lavoro? Peso. 

Volete andare a cena in Trattoria Milanese perché la notte prima avete sognato il loro risotto al salto ma è tutto pieno?Peso.

Siete state invitate ad un addio al nubilato e sarete costrette ad indossare costumi imbarazzanti con la scritta “Oggi mojito, domani marito” ed orecchie rosa di peluche?Peso.Peso.Peso.

Leggerezza

Questa parola non c’entra nulla con il lessico milanese. Leggerezza è un sostantivo femminile universalmente riconosciuto dalla lingua italiana (e  ben poco condiviso dalla generazione #maiunagioia). Prendetevi meno sul serio, sorridete di più e lamentatevi meno.  Che siete tutti più belli.