Tra le pagine di “Dietro le Quinte”, intervista a Nik Piras

Tra le pagine di “Dietro le Quinte”, intervista a Nik Piras

Nik Piras, fashion director di Esquire, ha racchiuso in quasi 150 pagine anni di esperienza professionale un viaggio fatto di tensione creativa, dettagli e connessioni umane. Il volume “Dietro le quinte” è un percorso che attraversa dieci delle sue migliori copertine per raccontare cosa si cela dall’altro lato della macchina fotografica. Le emozioni e i particolari che rendono un’immagine eterna e le sfide che si nascondono dietro ad ogni scatto perché esso possa rimanere nella memoria delle persone.

Con la pubblicazione di “Dietro le quinte. Il mio sguardo su 10 copertine, 10 celebrity di successo”, edito da Gribaudo, Nik Piras ha voluto far scoprire al pubblico il significato del suo mestiere sottolineandone l’aspetto umano e quanto, il relazionarsi con i soggetti fotografati comprendendone sensazioni ed emozioni, sia fondamentale per la riuscita di un servizio.

Noi l’abbiamo intervistato in occasione della presentazione del suo libro a Milano, ecco cosa ci ha raccontato.

Nel libro parli della "tensione creativa tra arte e lavoro". Quanto è difficile, oggi, trovare un equilibrio tra visione artistica e le esigenze dell’editoria e del mercato?

Non solo è difficile ma è necessario. È la grande scommessa di chi fa il mio lavoro. L’equilibrio in generale è necessario. Allineare menti e necessità molto spesso contrapposte è importante quanto soddisfare i propri criteri estetici che riflettano la linea editoriale con la quale è plasmato tutto il magazine per il quale si lavora. Ma è anche vero che occorre dare sempre più importanza al concetto di identità. Senza identità si rischia di passare inosservati, di non essere riconosciuti e tanto meno ricordati. Non si diventa un punto di riferimento e non si genera un bacino di utenza fedele che si riconosca nel mondo che si vuole raccontare. Insomma, l’identità, frutto spesso delle scelte creative figlie della visione artistica, è tutto. 

Hai ritratto personalità molto diverse tra loro—da Alessandro Borghi a Maurizio Cattelan. Qual è stato il momento più inatteso o emotivamente intenso durante uno di questi scatti?

Nel libro ho voluto raccontare la mia esperienza legata alla realizzazione di contenuti editoriali, nello specifico copertine e storie di copertine interne, con personaggi iconici che hanno emotivamente segnato. La narrazione di queste esperienze è per mia scelta e stile narrativo decisamente personale, quasi in presa diretta. 

In entrambi i casi, Borghi e Cattelan ho vissuto momenti speciali, secondo me anche grazie alla trasparenza e onestà con la quale mi sono posto nei loro confronti. Il suggerimento che mi sono dato è stato quello di pormi nei loro confronti con onestà, senza maschere né costruzioni artefatte sulla scia anche e soprattutto di una totale stima da parte mia nei loro confronti. Nella quasi totalità delle volte scelgo di scattare personaggi che stimo e che sempre hanno confermato quello che pensavo di loro prima di conoscerli. 

Dietro ogni copertina c’è un dialogo silenzioso tra fotografo, stylist, e protagonista. Cosa ti fa dire: “Questo è lo scatto giusto”?

Il mio è un lavoro fatto di scelte estetiche espresse in base alla mia visione personale. Non esiste una regola ma esiste una sorta di campanello di allarme che suona “silenzioso” e che mi avverte quando è il momento giusto, ossia quando lo scatto è esattamente quello che rappresenta al meglio in quella determinata situazione l’artista che sto raccontando attraverso la fotografia. Succede qualcosa, insomma, che fondamentalmente condivido con il fotografo e gli altri talent – make-up artist, hair dresser e set designer – che con me in quel momento stanno contribuendo alla realizzazione dei contenuti editoriali. 

Viviamo in un’epoca di immagini usa e getta. Come si costruisce, invece, un’immagine che resta, che racconta qualcosa anche a distanza di anni?

Questa domanda si ricollega in qualche modo alla prima. Secondo me un’immagine che resta indelebile nel tempo è un’immagine pensata, ragionata, che si porta dietro un processo di ideazione che implica non avere confini di tempo e come risorsa fondamentale un’illimitata energia creativa. 

“Dietro le quinte” racconta l’uomo e il suo mestiere, con onesta sensibilità.

Cover: Mario Zanaria