Conversations with Friends - Chapter 6. Caterina Ferrari

Conversations with Friends - Chapter 6. Caterina Ferrari

Italiana di nascita, Danese per adozione, Sciura per passione. Caterina Ferrari - blazer, maglione a righe, orecchini e anello abbinati - si è collegata con me oggi dalla sua casa di Copenaghen aprendomi la porta a un mondo fatto di abiti della nonna, tisane e palo santo comprato in una farmacia francese dal sapore vintage. Con il suo carattere solare e con una simpatica parlantina ha risposto alle mie curiosità a proposito del suo lavoro di Sales Manager, mi ha parlato dell’ormai conosciuto “Scandi-Style” e dlle tendenze del momento, lasciando così trasparire il suo amore per la moda e la sua esperienza professionale.

Ciao Cate, come hai capito che volevi lavorare nella moda?

È successo durante l’Università, dopo aver terminato il Liceo Scientifico, non particolarmente amato, ho deciso di intraprendere il percorso universitario in Scienze della Comunicazione.

Fin dal primo anno, parallelamente agli studi, ho sempre portato avanti i miei interessi curando la comunicazione social e la creazione di contenuti per piccoli brand, finché grazie al passaparola di un’amica, iniziai a lavorare come vestiarista durante le sfilate della Settimana della Moda Milanese per brand come Moschino, Sportmax, Philosophy e altri…

Da quel momento ho capito che la moda era un settore che realmente mi appassionava e nel quale desideravo costruire la mia carriera.

In seguito, lavori come stylist assistant con Federica Carnevali per Vanity Fair e con Camilla Rizzolo in GQ, mi hanno permesso di scoprire realmente il “dietro le quinte” del settore. Per un periodo ho anche curato una rubrica con NSS Magazine di Milano per consigli d’acquisto e guide steal-their- style.

Nel 2020, con l’arrivo della Pandemia, la possibilità di muoversi e seguire questo tipo di progetto era venuta meno, così ho iniziato un tirocinio scolastico presso Sample Lover, una piattaforma emergente di sample-sale. Questo periodo è stato molto utile per la mia formazione in quanto essendo il team composto da pochi collaboratori, ho potuto ricoprire diversi incarichi: vendite, gestione piattaforme social, relazioni con le influencer.

L’estate seguente la mia candidatura da Sunnei come Wholesale Assistant. Credo che Sunnei in quel periodo    fosse davvero uno dei migliori brand di nicchia e di ricerca stilistica del settore, da lì l'evoluzione e l’hype successivo.

Questi primi anni della mia carriera sono stati interessanti e divertenti, mi hanno permesso di conoscere molte persone stimolanti, che penso siano state fondamentali per farmi comprendere cosa realmente mi piaceva fare.

Dopo la Laurea, la partenza per la Danimarca per il ruolo di Wholesale Specialist da Ganni per i mercati Sud Corea, Australia e per poi seguire interamente il mercato Tedesco.

Copenaghen è una città che ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, e sono davvero felice di essere qui.

Attualmente lavoro da Cecilie Bahnsen come Wholesale Manager per Europa e Asia.

Come definiresti il tuo stile?

Credo che il mio stile sia l’unione tra il classico intramontabile e cosa mi fa star bene. Amo i cappotti, i blazer e i maglioni; le gonne e i pantaloni ampi mi danno quel tocco ‘tom-boy’ che  mi fa sentire a mio agio.

Non mi sono mai posta la domanda “come faccio a trovare il mio stile personale?”, da buon sagittario ho sempre seguito il mio istinto. Fin da piccola mi divertivo a sperimentare con i vestiti, quello che sentivo mi rappresentasse era l’outfit giusto. Un processo spontaneo.

Avendo fatto danza per tanti anni, ti metti di fronte alla tua immagine costantemente e la moda ha giocato un ruolo fondamentale nell’ affermarmi come persona e creare il mio “personaggio”.

Quando torno in Italia mi piace molto fare ricerca e trovare nuovi pezzi vintage da abbinare ai capi centenari del mio armadio, o che ricevo in regalo da alcuni brand. Ma non troppo, non sono una grande fan degli armadi pieni. Pezzi giusti, di buona qualità e che uso, fin troppo spesso. Il miglior pezzo vintage? Le “nuove” scarpette che ho trovato nell’armadio della mia nonna.

Sui social amo condividere i miei outfit, e fare ricerca. Sono quel tipo di persona che ha bacheche salvate e immagini stampate ovunque. Ho una pagina Instagram dal 2019 - @caterinasdiary – che uso come diario visivo di ispirazione: foto, oggetti e dettagli che mi piacciono e repost di creators che ammiro per il loro stile. Un vero e proprio moodboard per me.

Vogue Italia

Quali sono secondo te le caratteristiche principali dello Scandi-style di Copenhagen?

Lo stile scandivano non è uniforme e negli anni è cambiato molto. Quando mi sono trasferita a Copenaghen, circa un anno e mezzo fa, mi sentivo molto a mio agio, perché lo Scandi-style era ancora in quel periodo di quiet luxury, con una palette molto minimal e costituita prettamente dai colori chiari, come il beige. Si è trattato per me di appesantire i tessuti e affinare le skills di layering a causa delle basse temperature ma non era uno stile molto diverso da quello che ho sempre avuto.

Ultimamente, invece, ha iniziato a spopolare anche qui la moda Y2K, per cui è molto facile vedere per strada ragazze con micro-top, mini skirts di jeans, pantaloni a vita bassa e stivali alti a punta.

Quello che ho sempre apprezzato di Copenhagen è la possibilità di sperimentare con i vestiti: è difficile che una persona venga etichettata come troppo eccentrica, ci si veste per come ci si sente, passando dai cappotti eleganti abbinati ad una borsa di Bottega Veneta ai pantaloni del pigiama di Tekla indossati con i clogs Boston di Birkenstock.

Due mie carissime amiche, Kathrine Maron e Sofia Ken, insieme co-founders del brand Tour-Lava, hanno uno stile molto particolare, una creatività innata che esprimono tanto nel loro lavoro quanto nei loro outfit quotidiani: sono capaci di mixare patterns, colori, tessuti in un modo che mi piace molto e che su di loro crea un bell’effetto. Molte persone seguono il loro stile a Copenaghen.

Se volessimo elencare i brand che più rappresentano lo Scandi-style, sicuramente direi Acne Studios e Toteme di Stoccolma, Cecilie Bahnsen, Ganni e Tekla a Copenaghen.

Quali sono secondo te le differenze tra lo scandi-style e l’italian-style?

Credo che nello Stile Scandinavo ci siano più sperimentazione e creatività, mentre in Italia la moda resta ancora qualcosa di patinato, classico.

L’Italia è però la patria dell’industria manifatturiera, della conoscenza artigianale e della moda stessa; la qualità del prodotto e del tessuto rimane un tratto distintivo unico al mondo.

In passato hai lavorato per Ganni e adesso lavori per Cecilie Bahnsen, entrambi brand molto conosciuti: quali credi siano le ragioni per cui sono così amati in tutto il mondo?

Per quello che riguarda il prodotto, entrambi i brand hanno stili molto diversi e di conseguenza anche una diversa clientela. Ganni si rivolge a ragazze giovani, con uno stile colorato ed eccentrico, con collezioni più “veloci”; mentre Cecilie disegna abiti per occasioni importanti e un target principalmente composto da donne adulte e persone con uno stile definito.

Il loro punto di forza, ciò che a mio parere li accomuna, è l’essere true-to-themselves: sia Ganni che Cecilie hanno un’estetica chiara e definita, dei codici chiave riconoscibili che tornano ciclicamente in tutte le collezioni e permettono alle persone che acquistano i loro capi di riconoscere il brand e riconoscersi in esso. Trovare il proprio stile è anche avere un’estetica di riferimento, qualcosa che ci piace e ci fa sentire a nostro agio, donandoci sicurezza; ritrovare tutto questo in un brand, stagione dopo stagione, ti da la sensazione di sentirti coinvolto nel processo, di far parte di un mondo e di apprezzarlo.

Entrambi i brand hanno sempre inserito nel loro programma collaborazioni esterne con altri brand. Le sneakers di CeciliexAsics, andate in sold-out in due minuti, hanno fatto sì che il brand si avvicinasse ad un pubblico più giovane, vedendo lo stile elegante ed infiocchettato del brand abbinato all’estetica sporty delle scarpe. Lo stesso Ganni, prima con School poi con New Balance durante la collezione Spring Summer 2024.

Sia le collaborazioni che gli abiti stessi di entrambi questi brand sono stati indossati da artisti musicali coreani di spicco, tra questi Jennie del gruppo K-pop delle Blackpink, aumentando notevolmente la loro attuale visibilità.

Credo che il mercato asiatico sia un trend per la moda attuale, sicuramente da tenere d’occhio. È interessante osservare come adesso giovani europei e asiatici si stiano osservando reciprocamente per stile, tendenze ed innovazione. Amici coreani, see you very soon!