Moda ed economia
Ultimamente, nell’aprire Instagram o TikTok almeno una volta è capitato di imbattersi in uno specifico tipo di video, in cui si annuncia a gran voce un imminente recessione semplicemente analizzando i trend più di tendenza del momento.
Sembra comico, ma ultimamente tutto nella moda sembra essere un segno di recessione.
Ma è davvero così?


Sarebbe un azzardo troppo grande considerare i trend precisi anticipatori di profondi cambiamenti economici; certo è, però, che più volte nel corso della storia moda ed economia sono andate a braccetto.
Sicuramente quindi non un indicatore, quanto uno specchio (spesso molto accurato) dei modelli di consumo che si adattano al cambiamento economico.
Nel 1926 George Taylor, economista e professore americano, ha coniato il famigerato indice dell’orlo: una teoria (non comprovata) per cui la lunghezza delle gonne aumenta o diminuisce inversamente rispetto all’andamento del mercato azionario.
Durante i roaring twenties i flapper dress capeggiavano in tutti gli armadi, muovendosi baldanzosi al ritmo di musica piena di allegria e spensieratezza; negli anni ‘60 sono nate le minigonne, simbolo ribelle di una generazione che stava finalmente uscendo da un buio periodo di grave crisi.


D’altro canto, quando nel 1929 Wall Street è crollata e il mondo è sprofondato nella più profonda depressione, gli orli delle gonne si sono allungati e la moda è diventata più mite e castigata che mai.

Nel 2009 si è persino diffuso il termine “capelli da recessione”: l’accettazione del proprio colore naturale di capelli non era visto come una ponderata scelta di stile, quanto una risposta necessaria alla crisi finanziaria derivante dalla crisi del mercato immobiliare. Che il mondo della moda abbia l’innata capacità di atterrare in piedi, e travestire un obbligo in un trend, è un’altra storia.
In periodi di crisi, i piccoli sfizi diventano lussi.
Nell’incapacità di investire in grandi e costosi acquisti, i consumatori si rivolgono a piccole spese: rossetti, smalti, profumi.
L’industria cosmetica è cresciuta esponenzialmente dal 2022 ad oggi (+10% nel solo 2024), mentre quella del lusso arranca faticosamente (-2% nel 2024 rispetto al 2023): una sfortunata coincidenza o un (debole) segnale?

Il fatto che l’economia mondiale stia attraversando un periodo di incertezza e instabilità non è certo una novità.
Forse è anche per questo che negli ultimi tempi c’è stato un controverso ritorno alla moda minimal? Colori neutri, spesso scuri, silhouette coprenti, che sono forse riflesso dell’andamento dei mercati, che si aggrava sempre di più.
La domanda che tutti si pongono sui social è quindi legittima: ci stiamo davvero avvicinando a una recessione?